Riflessioni sul futuro di Trieste, Zinnanti: "Città non governata, serve un bell'esame di coscienza"
| Redazione sport | Commento del giorno
In questo strano autunno in cui, dopo alcune settimane piovose, pare che voglia di nuovo far capolino l'estate, tanti pensieri affollano la mente. Giro per città e, stando ben attento a dove metto i piedi a causa di marciapiedi e strade perennemente dissestate, osservo nugoli di turisti affascinati dai palazzi di Trieste e dall'atmosfera davvero unica che si continua a respirare in città e mi chiedo: stiamo facendo quel che serve per garantire una città accogliente ed attrattiva? La risposta, ahimè, non può che essere in chiaroscuro perché se si fa eccezione per le solite e ben note punte di eccellenza (le Rive, Piazza Unità, Miramare e San Giusto), il resto, tutto il resto, segnala evidenti criticità in cerca, da tempo, di soluzione.
Vogliamo iniziare dai parcheggi. Oramai sono diventati merce rara e preziosa, tanto preziosa che neppure a pagamento talvolta si è bravi a trovarne. In questo senso le reiterate chiusure delle Rive causa crociere e la scomparsa del Park Molo IV (solo parzialmente sostituito dal nuovo Park di via Flavio Gioia) hanno fatto precipitare una situazione già difficile che allontana i turisti (invogliati a non ritornare dopo ore perse alla ricerca dell'ambitissimo parcheggio!) e fa decisamente arrabbiare il triestino medio che, bontà sua, per andare dal panettiere di fiducia o per il rito del caffè, tranquillamente e bellamente si sente in diritto di lasciare il proprio mezzo in seconda/terza fila con tanto di frecce lampeggianti inserite.
Ancora, trovare cestini (possibilmente vuoti) e servizi pubblici in condizioni decorose è un'impresa a Trieste, anche se non lo è a qualche chilometro da qui. La cura del verde pubblico: questa sconosciuta.
La programmazione degli eventi culturali: non pervenuta, con un sacco di eventi (alcuni davvero interessanti) che si affastellano senza una logica ed imponendo scelte, talvolta difficili, tra un evento e l'altro.
In tutto questo, si inseriscono macro-fenomeni come la diffusione degli affitti brevi che, se non governati, rischiano di creare sacche di degrado in zone della città in cui, spariti i residenti, gli unici "umani" restano i turisti che però vivono la città per due-tre giorni al massimo.
Insomma, un coacervo di temi che restituiscono la precisa sensazione di una città non governata, che vive alla giornata e che si muove solo per tamponare l'emergenza di turno.
Sullo sfondo, le grandi iniziative strategiche portate avanti con singolare testardaggine dal nostro primo cittadino che, una volta innamoratosi di un'idea, poi non si riesce a fargliela cambiare neanche di fronte alla chiara evidenza di aver sbagliato bersaglio! Ogni riferimento all'ovovia non è puramente casuale! Forse, e dico forse, sarebbe proprio il caso che non solo il Sindaco ma anche qualche illustre assessore al suo fianco e qualche tecnico sovraesposto, invece di rilasciare continue e risentite dichiarazioni ai media tese a dimostrare la perfetta linearità e fondatezza delle loro scelte, facessero, tutti insieme un bell'esame di coscienza. Da dove iniziare?
Di seguito un breve ma non esaustivo elenco.
Tram di Opicina: apprendiamo dalla stampa di un recentissimo stanziamento di 1,2 milioni di euro per alcuni interventi urgenti (a partire dai nuovi freni) richiesti da Ansfisa per il riavvio del servizio. A fronte dell'osservazione delle opposizioni che a questo punto parlare di riavvio del servizio entro l'anno è pure utopia ecco la replica dell'ineffabile manager comunale Bernetti "tutte le lavorazioni in questione sono quelle già concordate con Ansfisa a fine estate: pertanto lo stanziamento è arrivato con il primo assestamento possibile. I lavori procedono come da programma e l'obiettivo fissato resta valido". Ma davvero un ingegnere della sua esperienza può fare affermazioni del genere? Se quanto da lui auspicato (e confermato!) dovesse accadere, sarebbe un miracolo, per chi abbia una minima esperienza di lavori pubblici!
Un altro esempio: l'assoluta arroganza con cui il primo cittadino ha commentato la manifestazione promossa dal Comitato No Ovovia:"quattromila? E' il 2 % della cittadinanza, e tutti gli altri? Stanno facendo un casino esagerato: io vado avanti lo stesso". A parte che in piazza c'erano molte più persone, si tratta del doppio di quelle scese in piazza solo due anni prima e nel frattempo l'assurda cocciutaggine di Dipiazza su quest'opera ha portato già a perdere quasi 50 milioni di euro di finanziamento Pnrr! Se proprio il Borgomastro vuole "andare alla conta" e sempre ammesso e non concesso che il ministero trovi a breve i fondi statali necessari alla bisogna, non c'è alcun problema: come già dichiarato dal Comitato, ora che non c'è più la scusa dei fondi europei, si consenta ai cittadini di esprimersi con un sacrosanto referendum. E qui la facciamo noi una facile profezia: i no saranno la stragrande maggioranza! E dopo, caro Dipiazza, cosa farai?
Chiudiamo, in bellezza (si fa per dire) con la recente delibera con la quale la maggioranza del Consiglio comunale si è votata da sola la dichiarazione di pubblico interesse per la proposta di project financing di Porto Vecchio. Sì, avete letto bene. Dopo l'incresciosa conduzione dei lavori consiliari da parte del presidente Panteca (che prima ha dichiarato inammissibili 129 dei 190 emendamenti presentati dalle opposizioni e poi è stato pizzicato a votare al posto del Sindaco), le opposizioni sono, infatti, uscite compattamente dall'aula lasciando al centrodestra l'onore e l'onere di votarsi da solo questa delibera che costituisce "un'occasione decisiva per la città", Dipiazza dixit. Beato lui che ne è convinto.
Noi per parte nostra e basandosi unicamente sulla nostra, piccola, esperienza professionale possiamo affermare che sono ancora tanti e delicati i passaggi previsti dalla normativa sul project che suggerirebbero a chiunque (ma in particolare a questa maggioranza che ha dato sinora tante prove di una difficile gestione delle opere pubbliche) di evitare qualunque tono trionfalistico e di attendere, prudenzialmente, quanto meno l'aggiudicazione della concessione. E' solo un suggerimento, si badi bene. Del resto che si tratti di un passaggio estremamente delicato lo confermano le prime e prudenti parole pubbliche utilizzate da Davide Albertini Petroni , amministratore delegato di Costim (ovvero il soggetto promotore del project) che ha testualmente affermato " ..nel caso in cui dovessimo aggiudicarci il bando di gara è nostra intenzione essere costantemente presenti a Trieste e intrattenere interlocuzioni con tutti gli stakeholders, per conoscere davvero le esigenze dei cittadini. I progetti di rigenerazione non si calano dall'alto: dialogano con il territorio".
Parole chiare, da un certo punto di vista tranquillizzanti rispetto alla caratura del soggetto promotore che pare aver già compreso la particolare natura della città in cui, probabilmente, verrà chiamato ad operare e che, a nostro modesto avviso, rappresentano il miglior sigillo ad una fase politica della gestione amministrativa della città davvero molto turbolenta e la migliore premessa per ricucire quelle divisioni e quelle chiusure che il governo cittadino, al di là di alcune dichiarazioni di rito, ha scientemente deciso di perseguire in questa strategica vicenda. In una parola, o si marcia tutti insieme nella rinascita di Porto Vecchio oppure è forte il rischio di un'occasione, storica, mancata.
Mauro Zinnanti
Parole chiave: Primo piano, Trieste