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Tram di Opicina a rischio chiusura definitiva, Zinnanti: "Le sparate non servono a nulla. Sindaco mal consigliato"

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno
A otto anni da quel triste 16 agosto 2016 quando, a seguito dell'ormai celebre scontro tra due vetture, l'esercizio della tranvia Trieste-Opicina è stato (ed è tuttora) sospeso, ecco che, in questo torrido agosto 2024, la "burocrazia romana", nelle parole del nostro amato Borgomastro, colpisce ancora una volta il tram con il rischio, concreto, che questa sia davvero la spallata definitiva ad un servizio pluricentenario, tanto amato dai triestini e dai turisti che non capiscono che cosa stia accadendo e perché il tram non riprenda il suo glorioso servizio.
Che cosa è successo allora?  E' successo che, una volta terminati i lavori della Commissione tecnica mista (composta da tecnici di Ansfisa, Ferrovie dello Stato, Regione Fvg, Trieste Trasporti e Comune di Trieste), il primo agosto Ansfisa ha  recapitato in Piazza Unità il nuovo Regolamento di esercizio che, nelle parole dei rappresentanti dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali ed autostradali (in sigla Ansfisa), dovrebbe rappresentare il modello da estendere a tutte le infrastrutture tranviarie d'Italia. E sin qui tutto bene, nel senso che si è, a nostro modesto avviso, ovviato ad una macroscopica carenza di un documento fondamentale che contiene le regole basilari per garantire una gestione della linea sicura ed efficace. E allora dove sta il problema? Il problema risiede nel corollario di interventi tecnici "su tutta la linea" necessari, secondo Ansfisa, per garantire il rispetto delle regole di sicurezza appena sfornate. E quali sono questi interventi? In estrema sintesi, riguardano sia l'infrastruttura (binari, scambi, recinzioni), che le vetture (freni, assali delle ruote, dispositivi di sicurezza).  In sostanza, Ansfisa pare richiedere una completa revisione di tutta la linea per ragioni di sicurezza ed anche una dotazione delle carrozze molto più stringente rispetto a quella attuale. Preso in contropiede, il Comune (così pare, nonostante il fatto - incontestabile - che della citata Commissione facesse parte anche un tecnico comunale che ben avrebbe potuto e dovuto informare sindaco e assessori) reagisce in maniera piuttosto scomposta. 
Infatti, se sul piano tecnico viene confermata la disponibilità (peraltro pare già dichiarata lo scorso settembre) ad effettuare una serie di interventi migliorativi relativi ai binari quali la ricalibratura di una giunzione tra due rotaie a circa 200 metri di Campo Cologna, la revisione degli scambi su tutto il percorso, la recinzione dell'area di Cologna e all'installazione dei freni a pattino e di un sistema autofrenante sulle vetture, rinviando tutti gli altri interventi in occasione delle manutenzioni future, sul piano politico è proprio il sindaco Dipiazza a lanciare fuoco e fiamme su Ansfisa e sulle sue assurde pretese.
VIsto che, nel giro di qualche giorno, ne abbiamo sentito e lette di tutti i colori, vi proponiamo una breve sintesi di quanto pubblicamente dichiarato. "Ora ci confronteremo con questa agenzia per capire come andare avanti perché obiettivamente un tram non può avere gli stessi vincoli di un treno che va a duecentosessanta all'ora, questo è ostruzionismo. L'Italia è in mano alla burocrazia e si arriverà a un punto per cui il sottoscritto andrà in Procura. Dopo otto anni la città è stufa e io non intendo rovinarmi un'immagine politica costruita in decenni per colpa del tram".
Questa la prima reazione, a caldo ed estremamente stizzita, del sindaco. Ma il Roberto "furioso" non finisce qui e nei giorni successivi rincara la dose: "Farò ripartire il tram: vuoto e senza passeggeri, per dimostrare che funziona e va bene. Anche perché è stato fatto un lungo collaudo: non possiamo essere ostaggio della burocrazia. Andrà su e giù vuoto, chiuso, sigillato. Il ministero dei trasporti avrebbe richiesto di cambiare le ruote, cambiare i freni, addirittura inventare un nuovo tipo di freno per garantire la sicurezza. Abbiamo fatto all'epoca l'errore di inserire il tram nell'ambito del trasporto pubblico locale che ha le stesse regole dei treni che corrono a 250 chilometri all'ora. Adesso lo faccio ripartire vuoto e poi chiederò: perché non volete che viaggino anche gli utenti?"  
Naturalmente, le citate "dipiazzate" non sono passate indenni provocando una dura reazione sul piano politico, ma anche una puntuale presa di posizione da parte dei vertici di Ansfisa. Partiamo da quest'ultima che in una stringata nota ha dichiarato di aver chiesto al primo cittadino un confronto "sugli impedimenti e sulle questioni che non consentirebbero di ottemperare agli interventi di sicurezza". Dunque ci sarà un confronto, non si sa ancora quando, nel merito delle questioni poste e  che avrà l'evidente finalità di uscire dalla situazione di empasse in cui la trenovia si trova oramai da otto anni.
Sul piano politico, vari esponenti del centro-sinistra reagiscono alle intemerate del sindaco richiamando soprattutto la giunta alle sue precise responsabilità verso un appalto di ripristino della linea gestito con arroganza e superficialità, non avvalendosi di strumenti come la delegazione amministrativa che avrebbe potuto garantire una progettazione ed una lavorazione di qualità (via suggerita dal consigliere piddino Barbo). Non mancano poi vari richiami all'ennesimo bluff del sindaco sull'andata in Procura "se ha notizie di reato lo faccia veramente, altrimenti si tratta dell'ennesimo, pessimo bluff " (Laterza cit.). O ancora "E' evidente che siamo di fronte ad un tentativo scomposto di liberarsi dalle proprie responsabilità. La minaccia di andare in Procura è l'ultimo gradino di una scalinata di scuse che di gradini non ne ha più" : queste le parole di Arturo Governa, segretario provinciale di Azione. Chiudiamo questa carrellata con le lapidarie parole di Debora Serracchiani:"stanno forse ricostruendo un pezzo di transiberiana. Non esisterebbe giustificazione per nessun servizio pubblico che rimanesse interrotto per otto anni, ma nel caso di un monumento storico come il tram di Opicina siamo di fronte ad uno scandalo".
Che dire ancora? Di nostro ci aggiungiamo alcune brevi considerazioni tecniche. La prima: è evidente che il sindaco in questa, come in altre vicende, appare mal consigliato. Sostenere, infatti, che "all'epoca abbiamo fatto l'errore di inserire il tram nell'ambito del trasporto pubblico locale" è una palese sciocchezza in quanto, come noto, l'inserimento del tram è stata una precisa scelta dell'Amministrazione regionale  normativa, prima che pianificatoria, al fine di dotare Trieste Trasporti delle necessarie risorse finanziarie pubbliche per coprire i rilevanti disavanzi di esercizio derivanti dalla gestione del tram. E' una verità nota da anni e che ci sembra veramente incoerente mettere in discussione proprio ora. Secondo elemento: della Commissione tecnica che ha redatto il Regolamento di esercizio, come già rilevato, facevano parte membri delle Regione, del Comune e di Trieste Trasporti: possibile che nessuno di loro fosse stato messo tempestivamente  sull'avviso delle prescrizioni che Ansfisa ha fatto uscire proprio il primo agosto? Personalmente, ci pare difficile crederlo. Eppoi, non conoscendo il contenuto della lettera, ma si tratta davvero di prescrizioni imperative e tali da impedire il rilascio del nulla-osta alla riapertura della linea? Anche su questo, vorremmo capire bene i termini della questione, perché la sensazione personale è che Ansfisa, ben consapevole del notevole lasso di tempo trascorso dalla sospensione del servizio, è probabile che correttamente abbia chiesto semplicemente un programma dei lavori necessari a raggiungere gli standard di sicurezza richiesti, con verifiche periodiche sull'avanzamento dei lavori. 
Sin qui le nostre opinioni e le nostre considerazioni con un unico necessario corollario. Se la volontà comune è proprio quella di far ripartire il tram, occorre abbassare i toni, non minacciare querele o esposti in Procura (che peraltro non hanno mai portato a nulla di buono, come il sindaco ben sa!) ma disporsi al tavolo tecnico promosso dall'Agenzia per la sicurezza con l'approccio giusto, magari condividendolo prima in una riunione tecnica tra Regione, Comune e Trieste Trasporti.
Le "sparate" non servono a nulla, meno che mai a risolvere i problemi!
 
Mauro Zinnanti